Università degli Studi di Parma corso di Finanza aziendale
Obbiettivi dell’analisi di bilancio
Obbiettivi dell’analisi di bilancio
Riclassificazione dei dati di bilancio
La riclassificazione del Conto Economico
La riclassificazione del Conto Economico
Conto Economico a fatturato e costo del venduto
Conto Economico a fatturato e costo del venduto
Conto Economico a fatturato e costo del venduto
Conto Economico a fatturato e costo del venduto
La riclassificazione a produzione dell’esercizio e valore aggiunto
La riclassificazione a produzione dell’esercizio e valore aggiunto - Schema
Il valore aggiunto
Riclassificazione a costi fissi e costi variabili
Riclassificazione a costi fissi e costi variabili - Schema
La riclassificazione dello Stato patrimoniale
Riclassificazione secondo il criterio di liquidità/esigibilità
Riclassificazione secondo il criterio di liquidità / esigibilità - Schema
Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale
Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale
Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale - Schema
Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale - Schema
La gestione CORRENTE
La gestione CORRENTE
Il Capitale Circolante Netto (CCN) Cos’è ?
Il Capitale Circolante Netto (CCN) Quali caratteristiche ?
Criterio della pertinenza gestionale
L’utilizzo dei quozienti per le analisi finanziarie
I. L’equilibrio di breve periodo
I. L’equilibrio di breve periodo
I. L’equilibrio di breve periodo
I. L’equilibrio di breve periodo
II. L’equilibrio di medio-lungo periodo
II. L’equilibrio di medio-lungo periodo
II. L’equilibrio di medio-lungo periodo
II. L’equilibrio di medio-lungo periodo
II. L’equilibrio di medio-lungo periodo
III. La redditività
III. La redditività
III. La redditività
III. La redditività
III. La redditività
Dimostrazione della formula di composizione del Roe
III. La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria - S.P.
III. La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria - C.E.
III. La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria (Se il tasso di interesse passa dal 10 al 20%)
IV. Composizione dell’attivo
IV. Composizione dell’attivo
Precisazioni con riguardo all’analisi tramite quozienti
130.00K

Analisi di bilancio Riclassificazione e quozienti

1. Università degli Studi di Parma corso di Finanza aziendale

I FONDAMENTI
DELL’ANALISI FINANZIARIA:
RICLASSIFICAZIONI
E QUOZIENTI
testo di riferimento: M. DALLOCCHIO, FINANZA D’AZIENDA, cap. 2
1

2. Obbiettivi dell’analisi di bilancio

Effettuare approfondimenti che permettano di
comprendere meglio i fenomeni gestionali che hanno
dato luogo ai valori contabili;
apprezzare l’economicità con cui è stata condotta la
gestione nel suo complesso;
valutare l’equilibrio degli assetti patrimoniali;
evidenziare la dinamica finanziaria della gestione;
effettuare proiezioni della gestione nel tempo;
effettuare confronti nel tempo in riferimento ad indicatori
effettuare confronti con altre imprese
2

3. Obbiettivi dell’analisi di bilancio

I bilanci, di per sé, non rappresentano uno specchio ottimale
delle dinamiche gestionali e dei loro risultati.
IL NOSTRO OBBIETTIVO NON E’ LEGGERE IL BILANCIO
E’ LEGGERE LA GESTIONE ATTRAVERSO IL BILANCIO
GESTIONE
si riflette nel
BILANCIO
lettura
Capacità di lettura
potenziata
metodologie di analisi
INTERPRETAZIONI
INFORMAZIONI
3

4. Riclassificazione dei dati di bilancio

Il primo dei passi da compiere è costituito dalla
riclassificazione dei dati contabili.
A che cosa serve ?
riconduce le voci di bilancio - numerose ed eterogenee a raggruppamentI per classi
evidenzia indicatori espressivi di risultati parziali
coglie le relazioni tra gli indicatori
4

5. La riclassificazione del Conto Economico

A cosa serve ?
– Rende più approfondita la comprensione delle logiche di
formazione del risultato d’esercizio (approccio a
“scalare”);
– Consente di svolgere 3 diverse analisi riguardanti:
• l’efficacia dell’attività produttiva;
• la redditività della attività caratteristica;
• la redditività delle attività aziendali diverse da quella
caratteristica.
5

6. La riclassificazione del Conto Economico

Gli schemi più utilizzati sono:
– A “FATTURATO E COSTO DEL VENDUTO”;
– A “PRODUZIONE DELL’ESERCIZIO E VALORE
AGGIUNTO”;
– A “COSTI FISSI E COSTI VARIABILI”
6

7. Conto Economico a fatturato e costo del venduto

I dati di bilancio sono aggregati nelle seguenti aree:
• gestione caratteristica: accoglie i costi e i ricavi conseguenti
all’attività di acquisto, trasformazione e vendita;
• gestione finanziaria: accoglie i risultati delle operazioni di
reperimento del capitale necessario e dell’investimento di risorse
liquide;
• gestione accessoria: accoglie i risultati delle attività svolte
con continuità che non costituiscono l’obiettivo della gestione
aziendale;
• gestione straordinaria: accoglie gli elementi di carattere
eccezionale.
7

8. Conto Economico a fatturato e costo del venduto

Qual è il criterio utilizzato ?
– Si aggregano le componenti di reddito secondo la rispettiva
pertinenza gestionale;
Vantaggi ?
– E’ possibile indagare la redditività delle diverse aree di
gestione, risalendo così alle origini del risultato d’esercizio.
8

9. Conto Economico a fatturato e costo del venduto

FATTURATO
- COSTO DEL VENDUTO
+ rimanenze iniziali
+ acquisti di materie prime e semilavorati
+ energia
+ costo del lavoro
+ ammortamento
+ canoni di leasing (relativi ai beni destinati alla produzione)
+ altri costi industriali
- rimanenze iniziali
Attività ind.le in
= RISULTATO LORDO INDUSTRIALE
senso stretto
- Costi commerciali e distributivi
- Costi amministrativi e generali
Gestione
9
= RISULTATO OPERATIVO
caratteristica

10. Conto Economico a fatturato e costo del venduto

= RISULTATO OPERATIVO
- Oneri finanziari
+ Proventi finanziari
Gestione
finanziaria
- Oneri della gestione accessoria
+ Proventi della gestione accessoria
Gestione
accessoria
= RISULTATO DI COMPETENZA
- Oneri della gestione straordinaria
+ Proventi della gestione straordinaria
Gestione
straordinaria
= RISULTATO ANTE - IMPOSTE
- Imposte dell’esercizio
= RISULTATO DELL’ESERCIZIO
Risultato di
sintesi
10

11. La riclassificazione a produzione dell’esercizio e valore aggiunto

A che cosa serve ?
– Si tratta di un modello che mette in luce quanto valore
l’azienda ha aggiunto alla materia prima ed alle altre
condizioni acquisite al suo esterno, tramite il processo di
trasformazione. Questa quantità è misurata dal valore
aggiunto.
Qual è il criterio utilizzato ?
– La distinzione tra la “produzione dell’esercizio”, pari al valore
di tutto quello che è stato prodotto nel periodo considerato, e
ciò che viene acquistato esternamente (lavoro escluso).
Quando è utile ?
– Lo schema è utile all’indagine delle strategie
approvvigionamento, produzione e distribuzione.
di
11

12. La riclassificazione a produzione dell’esercizio e valore aggiunto - Schema

FATTURATO
+/- variazione delle scorte di prodotti finiti e semilavorati
+ lavori in economia
- acquisti di beni destinati alla commercializzazione
= PRODUZIONE DELL’ESERCIZIO
- acquisti di materie prime e semilavorati
- altri costi di acquisto “esterni”
+/- variazioni delle scorte di materie prime
= VALORE AGGIUNTO
- costo del personale
= MARGINE OPERATIVO LORDO
- ammortamenti
= RISULTATO OPERATIVO
12

13. Il valore aggiunto

E’ un indicatore utilizzato nelle analisi di natura industriale;
NON è un indicatore di redditività;
Si calcola sottraendo alla produzione dell’esercizio i costi dei
fattori acquisiti esternamente (esclusi i costi riconducibili al
personale);
Quanto più è elevato il valore aggiunto, tanto più grande sarà la
componente di operazioni svolte internamente all’impresa a
parità di valore della produzione.
13

14. Riclassificazione a costi fissi e costi variabili

Obiettivi
Individuare la struttura dei costi fissi e dei costi che dipendono
dal volume della produzione (costi variabili);
Vantaggi
Fornisce indicazioni utili per misurare il grado di rischio operativo
Limiti
Non consente di separare funzionalmente le singole classi di
costo per riferirle a distinte aree gestionali.
14

15. Riclassificazione a costi fissi e costi variabili - Schema

Fatturato netto
- Costi variabili
acquisti di materie prime;
lavorazioni di terzi
costi industriali
costi commerciali
costi distributivi
spese per servizi ricevuti
accantonamenti a fondi rischi e spese future
= MARGINE DI CONTRIBUZIONE
- Costi fissi
costi amministrativi e genarali
costi del personale
ammortamenti
manutenzioni
= RISULTATO OPERATIVO
15

16. La riclassificazione dello Stato patrimoniale

A che cosa serve ?
– Ad esaminare la solvibilità dell’azienda e la coerenza tra
le strutture dell’attivo e del passivo;
Esistono diversi schemi;
Vediamo la riclassificazione secondo il
CRITERIO DI LIQUIDITA’ / ESIGIBILITA’;
CRITERIO DELLA PERTINENZA GESTIONALE.
16

17. Riclassificazione secondo il criterio di liquidità/esigibilità

A che cosa serve ?
– E’ utilizzato per verificare se esiste una corrispondenza
tra le scadenze temporali degli investimenti e dei
finanziamenti;
Quale è il criterio utilizzato ?
– Le voci dell’attivo e del passivo vengono raggruppate in
funzione del loro tempo di trasformazione in moneta; in
particolare, le singole attività sono ordinate per liquidità
decrescente, le passività per grado di esigibilità;
Quando è utile ?
– Quando lo studio che si compie è di tipo statico;
– Quando chi conduce l’analisi è un soggetto esterno
all’azienda.
17

18. Riclassificazione secondo il criterio di liquidità / esigibilità - Schema

ATTIVITA'
ATTIVITA' A
BREVE
Liquidità immediata
Cassa - C/c
Titoli negoziabili
. . .
Liquidità differite
Crediti commerciali
Cambiali attive
. .
Disponibilità
Scorte
Anticipi a fornitori
. . .
(fondi di pertinenza)
PASSIVITA'
Debiti verso banche
Fornitori
Debiti tributari
Rate in scadenza dei mutui
Quote TFR da liquidare
Mutui
Debiti consolidati
Prestiti obbligazionari
Fondo TFR
PASSIVITA'
CONSOLIDATE
Immobilizzazioni tecniche
impianti
Macchinari
Immobili
ATTIVITA'
CONSOLIDATE
PASSIVITA'
A BREVE
Immobilizzazioni finanziarie
Azioni
Quote societarie
Altri titoli
Immobilizzazioni immateriali
Marchi
Brevetti
Spese di ricerca e sviluppo
Capitale sociale
Riserve
Utili (perdite)
CAPITALE
NETTO
(fondi di pertinenza)
ATTIVITA' NETTA
PASSIVITA' E CAPITALE
NETTO
18

19. Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale

A che cosa serve ?
– Isola le voci di pertinenza della gestione corrente dalle
rimanenti (investimenti / disinvestimenti; finanziamenti /
rimborsi; remunerazioni finanziarie).
Qual è il criterio utilizzato ?
– L’attribuzione delle diverse voci di Stato Ptarimoniale alle
aree da cui originano.
L’aggettivo CORRENTE esprime il collegamento con la
gestione caratteristica, e non ha quindi valore temporale.
19

20. Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale

Le poste CORRENTI sono quelle che riguardano il CICLO
di ACQUISTO, TRASFORMAZIONE E VENDITA.
– ACQUISTO di materie prime :
- merce in magazzino (materie prime)
- debiti verso fornitori
- crediti IVA
– TRASFORMAZIONE :
- merce in magazzino (semilavorati e prodotti finiti)
- debiti verso il personale (Fondo TFR)
– VENDITA :
- crediti verso clienti
- prodotti finiti
- debiti IVA
20

21. Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale - Schema

Scorte
Crediti verso clienti
Anticipi a fornitori
Altre attività correnti
...
(Fondi di pertinenza)
ATTIVITA'
CORRENTI
ATTIVITA'
OPERATIVE
Macchinari e impianti
Attrezzature
Brevetti
Spese di R&S
Partecipazioni operative
...
(Fondi di pertinenza)
Titoli negoziabili
Titoli a reddito fisso
Immobili non operativi
C/c bancari e postali
...
(Fondi di pertinenza)
ATTIVITA' NON
CORRENTI
OPERATIVE
ATTIVITA'
NON OPERATIVE
21

22. Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale - Schema

Debiti vs fornitori
Fondo TFR
Debiti tributari
Anticipi da clienti
...
Debiti vs banche
Mutui
Obbligazioni
Prestiti da soci
Altri debiti finanziari
...
Capitale sociale
Riserve
Utili (o perdite)
...
PASSIVITA'
CORRENTI
PASSIVITA' NON
CORRENTI
(O FINANZIARIE)
CAPITALE
NETTO
22

23. La gestione CORRENTE

E’ opportuno evidenziare le seguenti poste:
Scoperto di C/c
Fondo TFR
Debiti Tributari
POSTA a
BREVE o a
LUNGO
AREA
GESTIONE
CORRENTE
MOTIVO
a breve
No
dipende da scelte di natura
finanziaria
SI
matura a fronte di
prestazioni nell'ambito della
gestione caratteristica
SI
andrebbero ripartiti in base
alla quota imputabile alla
gest. caratteristica
a lungo
a breve
23

24. La gestione CORRENTE

Nel lungo periodo la gestione corrente deve garantire
la liquidità necessaria a mantenere l’equilibrio finanziario;
deve produrre un adeguato flusso di autofinanziamento;
L’investimento di risorse finanziarie nella gestione corrente
assume la denominazione di Capitale Circolante Netto.
24

25. Il Capitale Circolante Netto (CCN) Cos’è ?

E’ la differenza tra le attività e le passività di natura
corrente (non di breve termine come in ragioneria!!!!!);
E’ l’investimento effettuato nella gestione corrente;
E’ l’insieme delle uscite monetarie conseguenti
all’esercizio dell’attività caratteristica, che non hanno
ancora trovato compensazione in entrate monetarie,
sempre relative alla medesima gestione.
25

26. Il Capitale Circolante Netto (CCN) Quali caratteristiche ?

E’ originato dall’attività corrente;
Se di segno positivo (attività > passività) può essere
considerato alla stregua di un investimento, ma non
garantisce alcun rendimento esplicito;
Se di segno negativo (attività < passività) è assimilabile ad
un finanziamento ed in questo caso le sue forme di
copertura non sono esplicitamente onerose.
26

27. Criterio della pertinenza gestionale

PASSIVITA' CORRENTI
ATTIVITA' CORRENTI
PASSIVITA' NON CORRENTI
Area della gestione
corrente
Area dei finanziamenti
e dei rimborsi
Area degli investimenti
e dei disinvestimenti
ATTIVITA' NON CORRENTI
CAPITALE NETTO
27

28. L’utilizzo dei quozienti per le analisi finanziarie

Definizione:
– Gli indici (o quozienti) di bilancio sono rapporti tra grandezze
economiche, patrimoniali e finanziarie, combinati a sistema.
Tre i principali profili di analisi




I. L’equilibrio finanziario di breve periodo;
II. L’equilibrio finanziario di lungo periodo;
III. La redditività e la produttività’;
IV. La composizione dell’attivo.
Fonti per l’analisi:
– lo S.P. a “liquidità/esigibilità”;
– il C.E. a “fatturato e costo del venduto”.
28

29. I. L’equilibrio di breve periodo

Questo profilo di analisi può essere sviluppato
rapportando voci dello S.P., riguardanti l’attivo ed il
passivo a breve, e voci del C.E.;
In particolare vengono utilizzati i seguenti indicatori :
Rapporto corrente;
Rapporto di liquidità;
Tempo medio di incasso (TMI);
Tempo medio di pagamento (TMP);
Tempo medio di giacenza delle scorte (TMGS);
Ciclo del circolante.
29

30. I. L’equilibrio di breve periodo

RAPPORTO CORRENTE
Attivo a breve / Passivo a breve
Se il rapporto assume valori superiori ad 1 l’azienda
dovrebbe essere in grado di soddisfare gli impegni a
breve mediante l’utilizzo delle sole attività a breve.
RAPPORTO DI LIQUIDITA’
(Attivo a breve - Scorte) / Passivo a breve
Se anch’esso è maggiore di 1, le precedenti conclusioni
risultano rafforzate.
30

31. I. L’equilibrio di breve periodo

TEMPO MEDIO DI INCASSO (TMI)
Crediti verso clienti / Fatturato giornaliero
Informa sulla capacità dell’azienda di riscuotere i crediti
(e quindi comprimere il circolante). Un limite del
presente indice è la sua dipendenza dalla fluttuazione
delle vendite durante l’anno.
TEMPO MEDIO DI PAGAMENTO (TMP)
Debiti verso fornitori / Acquisti giornalieri
La valenza ed i limiti dell’indice sono del tutto analoghi
al caso precedente.
31

32. I. L’equilibrio di breve periodo

TEMPO MEDIO DI GIACENZA DELLE SCORTE (TMGS)
Scorte / Acquisti giornalieri
Indica il numero di giorni in cui le merci rimangono
mediamente in magazzino durante la fase di
lavorazione e fino alla vendita.
CICLO DEL CIRCOLANTE
TMI + TMGS - TMP
Indica il numero di giorni che intercorrono tra il
momento in cui vengono pagati i fornitori e quello in cui
vengono incassati i crediti da clienti conseguenti la
vendita dei prodotti finiti.
32

33. II. L’equilibrio di medio-lungo periodo

L’obiettivo di questo secondo tipo di analisi è la
comprensione della struttura degli investimenti e dei
finanziamenti dell’azienda, così come la sua capacità di
far fronte alle attese di remunerazione dei terzi
prestatori di capitale.
Gli indici più comunemente adoperati sono:
– Rapporto di indebitamento;
– Copertura degli oneri finanziari;
– Quoziente di copertura delle immobilizzazioni.
33

34. II. L’equilibrio di medio-lungo periodo

RAPPORTO DI INDEBITAMENTO
Passività totali / (Passività totali + Capitale netto)
Informa
sulla dipendenza dell’azienda da terzi
finanziatori.
COPERTURA DEGLI ONERI FINANZIARI
Reddito operativo / Oneri finanziari
Se il rapporto è inferiore all’unità, l’azienda può essere
soggetta a tensioni finanziarie, dal momento che il
reddito prodotto dalla gestione caratteristica non
sarebbe sufficiente a rimborsare gli oneri finanziari.
34

35. II. L’equilibrio di medio-lungo periodo

QUOZIENTE DI COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI
Totale attivo consolidato / (Passivo consolidato + Capitale
netto)
Se il rapporto assume valori superiori ad uno, allora
l’attivo immobilizzato è finanziato almeno parzialmente
con passività aventi scadenza inferiore all’esercizio,
situazione che rende l’azienda vulnerabile qualora più
creditori richiedano contemporaneamente il rientro delle
somme.
35

36. II. L’equilibrio di medio-lungo periodo

QUOZIENTE DI COPERTURA FINANZIARIA TOTALE
Margine operativo lordo (MOL) / (Oneri finanziari + Rata dei
debiti in scadenza/(1 - t))
Indica la capacità di corrispondere gli interessi agli
obbligazionisti e di rimborsare i titoli in scadenza;
Risulta funzionale al M/L periodo: al numeratore non c’è
un flusso monetario.
36

37. II. L’equilibrio di medio-lungo periodo

RAPPORTO TRA DEBITI A BREVE E A M/L TERMINE
Debiti a breve / Debiti a M/L termine
Individua l’esistenza di equilibrio strutturale fra le
scadenze del debito;
ONEROSITA’ MEDIA DELL’INDEBITAMENTO
Oneri Finanziari / Debito finanziario totale
Esprime il costo medio dei debiti finanziari.
37

38. III. La redditività

In questo ambito consideriamo quattro indicatori:




Redditività del capitale investito (ROI);
Redditività delle vendite (ROS);
Tasso di rotazione del capitale investito;
Redditività del capitale netto (ROE).
38

39. III. La redditività

REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO
(Return On Investment, ROI)
Reddito operativo / Capitale investito
Esprime in modo sintetico la redditività della gestione
operativa. Per una maggiore chiarezza del dato, al
denominatore è bene porre soltanto le attività legate alla
gestione corrente.
39

40. III. La redditività

REDDITIVITA’ DELLE VENDITE (ROS)
Reddito operativo / Ricavi di vendita
TASSO DI ROTAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO
Ricavi di vendita / Capitale investito
Moltiplicati fra loro costituiscono una scomposizione del
ROI che evidenzia sia la redditività unitaria delle vendite
(ROS) sia l’efficienza nella gestione delle risorse (tasso
di rotazione del capitale investito).
40

41. III. La redditività

REDDITIVITA’ DEL CAPITALE NETTO
( Return On Equity, ROE)
Reddito netto / Mezzi propri
Esprime la redditività dei soci, evidenziando il grado di
remunerazione che la gestione è in grado di fornire alla
risorse investite in impresa dagli stessi.
41

42. III. La redditività

Il ROE risulta scomponibile in:
ROE = RN/CN = RN/RO x RO/CI x CI/CN
o in
ROE = ROI (1-t) + (D/CN) (ROI - i) (1-t)
Si osserva che:
l’onerosità media dell’indebitamento è funzione crescente del
rapporto D/CN;
il confronto del ROI con i non è corretto: il ROI è un concetto
economico, mentre il tasso i è un concetto monetario.
42

43. Dimostrazione della formula di composizione del Roe

RN = [ RO - OF ] (1-t)
RN/E = [ RO/E - OF/E ] (1-t)
ROE = [ RO/CI * CI/E - OF/D * D/E ] (1-t)
ROE = [ ROI * (D+E)/E - OF/D * D/E ] (1-t)
ROE = [ ROI + ROI * D/E - OF/D * D/E ] (1-t)
ROE = [ ROI + ( ROI - OF/D )* D/E ] (1-t)
ROE = ROI (1-t) + (D/E) (ROI - i) (1-t)
43

44. III. La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria - S.P.

IMPRESA A
Impieghi
3.000
Capitale Netto
Indebitamento
2.000
1.000
Totale attivo
3.000
Totale passivo
3.000
Tasso di interesse sul prestito pari al 10%
IMPRESA B
Impieghi
3.000
Capitale Netto
Indebitamento
1.000
2.000
Totale attivo
3.000
Totale passivo
3.000
Tasso di interesse sul prestito pari al 10%
44

45. III. La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria - C.E.

Impresa A
Reddito operativo
- oneri finanziari
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
Utile netto
Impresa B
-
500
100
Reddito operativo
- oneri finanziari
-
400
200
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
200
Utile netto
-
500
200
-
300
150
150
ROI
16,7%
ROI
16,7%
ROE
10,0%
ROE
15,0%
45

46. III. La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria (Se il tasso di interesse passa dal 10 al 20%)

Impresa A
Reddito operativo
- oneri finanziari
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
Utile netto
Impresa B
-
500
200
Reddito operativo
- oneri finanziari
-
300
150
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
150
Utile netto
-
500
400
-
100
50
50
ROI
16,7%
ROI
16,7%
ROE
7,5%
ROE
5,0%
46

47. IV. Composizione dell’attivo

GRADO DI AMMORTAMENTO DELLE IMM. TECNICHE
Fondi ammortamento / Immobilizzazioni tecniche lorde
Esprime la quota già recuperata del capitale investito in
immobilizzazioni tecniche. Va letto in relazione con il tasso di
sviluppo degli investimenti in immobilizzazioni: tanto più elevato,
tanto più basso è questo rapporto.
TASSO DI SVILUPPO DELLE IMMOBILIZ. TECNICHE
Investimenti tecnici realizzati nell’esercizio /
Immobilizzazioni tecniche lorde all’inizio dell’esercizio
Indica il grado di sviluppo sostenuto dall’azienda attraverso l’intensità
degli investimenti.
47

48. IV. Composizione dell’attivo

MARGINE DI TESORERIA
Attività a breve scadenza - Passività a breve scadenza
Fornisce una prima indicazione sulla solvibilità dell’azienda nel breve
termine.
MARGINE DI STRUTTURA
Capitale netto - Attività consolidate (a lunga scadenza)
Fornisce un’indicazione sull’equilibrio tra impieghi e fonti nel medio lungo termine.
48

49. Precisazioni con riguardo all’analisi tramite quozienti

Il dato numerico non è sufficiente; bisogna indagare
sulle ragioni che hanno portato ad un certo risultato;
E’ necessario sviluppare analisi che tengano conto sia
del settore nel quale l’azienda si trova, sia
dell’andamento temporale degli indici (valori storici e
loro probabile tendenza);
Occorre prestare estrema attenzione all’omogeneità
dei dati posti a confronto.
49
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