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Sistema alimentare
1.
Sistema alimentareCorso di laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari
Laurea Magistrale
Componente del corso integrato:
29547 - Marketing per il Sistema Alimentare
Prof. Luca Camanzi
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari
mail: [email protected]
web: www.unibo.it/docenti/luca.camanzi
2.
IL MERCATOE LA FORMAZIONE DEL PREZZO
(DOMANDA, OFFERTA E POLITICA
ECONOMICA)
à Messori, Ferretti, capp. 5 e 6
à Mankiw, cap. 6
3.
LE STRUTTURE / FORMEDI MERCATO
(capitolo 5 del testo Messori, Ferretti)
4.
Strutture (forme) di mercato• Un mercato è definito dall’insieme delle regole e degli
strumenti che consentono agli agenti economici di
interagire tra loro al fine di scambiare risorse oppure
beni
• lo scambio avviene a fronte di un prezzo
• elemento essenziale è dunque l’incontro di
domanda e offerta
• il modo in cui da tale incontro scaturisce il prezzo varia in
funzione della struttura (o forma) assunta dal mercato:
a) concorrenza perfetta
b) concorrenza non perfetta
4
5.
Modi di formazione dei prezziconcorrenza
perfetta
concorrenza
non perfetta
es. commodities,
prodotti agricoli
es. manufatti,
prodotti alimentari
completa assenza di potere di
mercato
le imprese esercitano un certo
grado di potere di mercato
il prezzo scaturisce
dall’interazione di domanda e
offerta che quindi lo
determinano congiuntamente
il prezzo è fissato dalle
imprese ad un livello capace di
coprire il costo di produzione
price taking behaviour
price making behaviour
prezzi flessibili
(aggiustamento verso
l’equilibrio)
prezzi vischiosi
(aggiustamento sulle quantità)
6.
Strutture (forme) di mercatoSi differenziano principalmente in base a 3 elementi:
a) criterio della condizione di entrata,
ossia esistenza di barriere alla concorrenza
b) criterio di interdipendenza tra le imprese,
approssimato dal grado di concentrazione del mercato
c) criterio della sostituibilità del prodotto,
ossia possibilità di differenziazione della produzione:
- prodotti indifferenziati / omogenei (commodities)
- prodotti differenziati / eterogenei (specialties)
6
7.
78.
A) LE CONDIZIONI DI ENTRATA:BARRIERE ALLA CONCORRENZA
9.
Barriere alla concorrenzaESTERNE
INTERNE
(rispetto a concorrenti
potenziali)
(tutelano quote di
mercato)
- all’entrata
- all’uscita
9
10.
Barriere alla concorrenzaa) ECONOMIE DI SCALA
(dimensione minima delle operazioni)
- approvvigionamento
- di impianto
- promozionali
- di scopo
b) TECNOLOGICHE (know how)
c) LEGALI (brevetti, licenze)
d) DIFFERENZIAZIONE PRODOTTI
10
11.
Economie di scopo(di varietà)
• I costi unitari di produzione diminuiscono all’aumentare
della varietà (numero) di beni e servizi prodotti.
• Osservare il costo totale per la produzione di due o più
beni nella stessa impresa:
CM (X,Y) < CM (X,0) + CM (0,Y)
• ESS: possono presentarsi in " punto della produzione
(acquisto materie prime, distribuzione, vendita al
dettaglio). IDENTIFICARE LE FONTI
11
12.
Fonti delle economie di scopo(di varietà)
• le indivisibilita’ e la suddivisione dei costi
fissi
– costi indivisibili (produzione capital intensive);
costi medi decrescenti; tagli alla produzione inefficaci;
>> elevate economie di scala
– costi divisibili (produzione materials or labour intensive);
costi medi pressoché invariabili con la produzione;
>> scarse economie di scala
• le scorte à efficienza logistica
• la regola cubo-quadrato
• l’aumento di produttivita’ di input variabili
12
13.
Curva di apprendimento(o di esperienza)
• Vantaggi di costo dall’accumulo di esperienza e
competenza tecnica:
sia i lavoratori che le organizzazioni possono apprendere
• Benefici: costi inferiori, qualità superiore, marketing
• Effetti dell’apprendimento sulla qualità
NB economie di scala vs. economie di apprendimento:
• Ec. di scala: costo medio inferiore con aumento della
scala in un determinato momento
• Ec. di apprendimento: costo medio inferiore con
l’esperienza accumulata
13
14.
ESS, dimensioni e redditività• Le ESS assicurano alle grandi imprese un vantaggio
di costo sulle piccole
• …fino a spingerle fuori dal mercato o in nicchie da
loro non servite
• Esiste un legame tra sopravvivenza e crescita:
• Impianti manifatturieri Usa 1963-1982:
la > parte ha chiuso in 10 anni;
quelli rimasti si sono sviluppati significativamente; i
nuovi, di dimensione di 1/3 degli esistenti, hanno
triplicato le dimensioni in 10 anni
14
15.
Strategie di espansione• Interne:
utili non distribuiti, capitale proprio e passività
– Gestione del portafoglio prodotti (es. BCG), sviluppo
nuovi prodotti, diversificazione geografica
• Esterne:
rapporti con altre imprese
– fusioni per sinergie (ec. di scala da sfruttare)
elevato livello di efficienza con le ec. di scala
15
16.
B) L’INTERDIPENDENZA TRA IMPRESE:LA CONCENTRAZIONE DEI MERCATI
17.
La concentrazione dei mercati“Il numero e la dimensione relativa
dei venditori e degli acquirenti
presenti sul mercato”
(Mason, 1939)
Ø minore il numero,
Ø maggiore la dimensione
- fatturato
- occupati
- capacità produttiva
-…
maggiore la
concentrazione
Condizione favorevole (necessaria ma non sufficiente)
per l’esercizio del POTERE DI MERCATO
(= capacità di influenzare differenziale prezzo-costo)
17
18.
Le misure della concentrazioneAssumendo come variabile dimensionale il fatturato,
definiamo le QUOTE DI MERCATO come:
Qmi =
Fatturato impresa i
----------------------------Fatturato tot mercato
In un mercato di n imprese si ottengono i seguenti indici:
CR a = Concentration Ratio = åi=1… a(Qmi) = (Qm1+Qm2+…+Qma)
Somma delle quote di mercato delle prime a imprese
H = indice di Herfindal-Hirschman = ån(Qmi)2 = (Qm1)2+…+(Qmn )2
Quadrato della somma delle quote di mercato di tutte le imprese
1/H = numero equivalente
Fornisce il numero medio di imprese di un mercato
supponendo che tutte abbiano la stessa quota di mercato
18
19.
Esempi di misure dellaconcentrazione
Qm
Impresa 1
Impresa 2
Impresa 3
Impresa 4
Impresa 5
50%
20%
15%
10%
5%
CR 3 = åa(Qmi) = (0,5+0,2+0,15) = 0,85 = 85%
H = ån(Qmi)2 = (0,5)2+(0,2 )2 +(0,15 )2 +(0,1)2 +(0,05 )2
= 0,325 = 32,5%
1/H = 1 / 0,325 = 3,08
20.
Calcolo dell’indice di concentrazioneTOTALE
AGRUMI
FRAGOLE
ORTAGGI
(mln euro) (quota%) (mln euro) (quota%) (mln euro) (quota%) (mln euro) (quota%)
Fatturato totale/
Valore delle vendite/
Consumo apparente
fatturato impresa A
fatturato impresa B
fatturato impresa C
fatturato impresa D
fatturato impresa E
fatturato altre imprese
CR4
4.795 100% 3.390 100%
780
710
1.160
1.040
585
460
650
880
980
200
155 100% 1.250 100%
40
10
20
30
35
280
50
260
30
350
21.
Calcolo dell’indice di concentrazioneTOTALE
AGRUMI
FRAGOLE
ORTAGGI
(mln euro) (quota%) (mln euro) (quota%) (mln euro) (quota%) (mln euro) (quota%)
Fatturato totale/
Valore delle vendite/
Consumo apparente
fatturato impresa A
fatturato impresa B
fatturato impresa C
fatturato impresa D
fatturato impresa E
fatturato altre imprese
CR4
4.795 100% 3.390 100%
155 100% 1.250 100%
780
710
1.160
1.040
585
520
3.690
40
10
20
30
35
20
125
16%
460
15%
650
24%
880
22%
980
12%
200
11%
220
77% 2.970
14%
19%
26%
29%
6%
6%
88%
26%
6%
13%
19%
23%
13%
81%
280
50
260
30
350
280
940
22%
4%
21%
2%
28%
22%
75%
22.
Significato degli indici di concentrazioneCR e H variano tra 0% e 100% (0-1)
assumono valori tanto più bassi
quanto più il mercato è concorrenziale
Qm singola impresa = 100%
entrata chiusa, evidenza di controllo di prezzo
MONOPOLIO
PURO
50% < Qm singola impresa < 90%
no rivali prossimi, forte controllo sul prezzo
IMPRESA
DOMINANTE
CR4 > 60%
Qm stabili, tendenza a collusione
OLIGOPOLIO
STRETTO
CR4 < 40%
Qm instabili, prezzi flessibili, bassi profitti
MERCATO
COMPETITIVO
22
23.
Quote di mercato e redditività• Rilevata una correlazione positiva tra quota di mercato
e redditività di un’impresa (con ESS)
• Aumento quota di mercato come obiettivo strategico?
NB
• La correlazione non indica un rapporto causale: il
meccanismo economico dietro ai dati è più complesso
• Potenziare la quota di mercato non necessariamente
accresce la redditività d’impresa
• Se tutte le imprese cercassero di potenziare la quota di
mercato, il risultato sarebbe una riduzione della redditività
di tutte (il totale è sempre del 100%)
23
24.
25.
LA FORMA DI MERCATO DIRIFERIMENTO:
LA CONCORRENZA PERFETTA
26.
La forma di mercato “di riferimento”:CONCORRENZA PERFETTA
a) Vi è ASSENZA di BARRIERE ALLA CONCORRENZA
di ogni tipo
ó le imprese possono entrare e uscire liberamente dal mercato.
b) MINIMA CONCENTRAZIONE del mercato
ó elevato numero di venditori e di compratori di dimensioni simili
c) il prodotto scambiato è OMOGENEO (commodities)
ó agli occhi del consumatore i prodotti offerti da produttori diversi
sono gli stessi.
26
27.
EQUILIBRIO in un mercato diCONCORRENZA PERFETTA
• dall’equilibrio del consumatore sappiamo che
la curva di domanda di mercato è negativamente inclinata
(questo vale in generale)
• inoltre, se si verificano tutte e 3 le ipotesi appena formulate,
nessun operatore economico potrà influenzare il prezzo
(ó price taking behaviour) e quindi è possibile derivare la
curva di offerta e osservare che questa è positivamente
inclinata
27
28.
Prezzo di mercato e curva di domandaresiduale in concorrenza perfetta
29.
Scelta del livello ottimo di produzione perun’impresa in concorrenza perfetta
30.
La curva di offerta dell’impresa inconcorrenza perfetta
31.
32.
La curva di offerta di mercatoin concorrenza perfetta
33.
EQUILIBRIO in un mercato diCONCORRENZA PERFETTA
In queste condizioni,
il prezzo di mercato è determinato
dall’incontro di domanda e offerta.
Alla luce delle definizioni di
«domanda» e «offerta», possiamo
osservare che, tra tutti i prezzi
possibili (p), ne esiste uno solo (p*)
in corrispondenza del quale la
quantità di prodotto che i
consumatori desiderano acquistare è
uguale alla quantità di prodotto che
le imprese desiderano vendere, cioè:
p* / qd=qs=q*
dove:
(q*, p*) è l’equilibrio del mercato
p
S
p*
D
q*
q
34.
EQUILIBRIO in un mercato diCONCORRENZA PERFETTA
In condizioni di concorrenza perfetta,
il prezzo di mercato è determinato
dall’incontro di domanda e offerta.
Inoltre il prezzo non può che essere
quello di equilibrio: se fosse diverso
sorgerebbero reazioni spontanee
che lo riporterebbero a quello di
equilibrio
Se il prezzo fosse p1 superiore a p*
la quantità domandata sarebbe qD1
e quella offerta è qS1.
à la quantità (qD1 – qS1 ) risulterebbe
invenduta.
I produttori quindi saranno sollecitati
a ridurre il prezzo, che provocherà
l’aumento della domanda, ritornando
alla posizione di equilibrio.
P
S
p1
p*
p2
D
qD1 qS2 q* qD2 qS1
Q
35.
Equilibrio di BREVE e di LUNGO periodo36.
Analisi di statica comparata• date le condizioni di mercato, il prezzo si aggiusta
(spostamento lungo la curva) sino a bilanciare le forze di
domanda e offerta e determinare quindi l’equilibrio
• al mutare delle condizioni di mercato, le funzioni di
domanda e offerta si spostano (spostamento della curva)
• l’analisi di statica comparata consiste nel confrontare
tra loro posizioni di equilibrio che sono il risultato di
diverse condizioni di mercato, ma senza affrontare il
problema del passaggio dalla vecchia alla nuova
posizione di equilibrio
36
37.
38.
39.
è interessante notare chegli effetti su p* e q*
di un mutamento delle
condizioni di mercato
(sul lato dell’offerta o su
quello della domanda)
dipendono dalla forma
della funzione le cui
condizioni di mercato
restano immutate.
40.
41.
Andamento dei prezziin concorrenza perfetta
Nel breve periodo,
• in presenza di una domanda piuttosto rigida al
prezzo,
• ogni variazione dell’offerta
(ad es. a causa di eventi atmosferici o da politiche)
• genera delle forti fluttuazioni dei prezzi
à fig. 5.8a e 5.7
41
42.
43.
44.
45.
Andamento dei prezziin concorrenza perfetta
Nel lungo periodo,
soprattutto nei pasi più sviluppati,
• a fronte di una domanda che aumenta in maniera
modesta (legge di Engel),
• l’offerta dei prodotti agricoli tende ad aumentare in modo
rilevante per effetto del progresso tecnico
• da ciò segue la tendenza alla progressiva riduzione del
prezzo reale del prodotto in esame
à fig. 5.9
45
46.
47.
Andamento dei prezziin concorrenza perfetta
Nel lungo periodo,
soprattutto nei pasi meno sviluppati, che a causa delle loro
dimensioni esercitano una forte influenza sul mercato
mondiale (es. Cina, America Latina)
• la domanda aumenta notevolmente,
• l’offerta dei prodotti agricoli tende ad aumentare in modo
meno marcato
• da ciò segue la tendenza al progressivo aumento del
prezzo reale del prodotto in esame
à fig. 5.10
47
48.
49.
50.
51.
52.
LE «PAROLE CHIAVE»DI QUESTA LEZIONE
53.
Le «parole chiave»di questa lezione
• …
• …
• …
• …
• …
• …